Didone abbandonata, Parigi, Hérissant, 1780

 DIDONE ABBANDONATA
 
 
    Primo dramma dell’autore, rappresentato la prima volta con musica del Sarro in Napoli, nel carnevale dell’anno 1724.
 
 
 ARGOMENTO
 
    Didone, vedova di Sicheo, uccisole il marito da Pigmalione, re di Tiro, di lei fratello, fuggì con ampie ricchezze in Africa, dove edificò Cartagine. Fu ivi richiesta in moglie da molti e soprattutto da Iarba, re de’ Mori, e ricusò sempre per serbar fede alle ceneri dell’estinto consorte. Intanto portato Enea da una tempesta alle sponde dell’Africa, fu ricevuto e ristorato da Didone, la quale ardentemente se ne invaghì. Mentr’egli, compiacendosi di tale affetto, si trattenea presso lei, gli fu dagli dei comandato che proseguisse il suo cammino verso Italia, dove gli promettevano una nuova Troia. Partì Enea e Didone disperatamente si uccise.
    Tutto ciò si ha da Virgilio, il quale con un felice anacronismo unisce il tempo della fondazion di Cartagine agli errori di Enea. Ovidio, libro III de’ Fasti, dice che Iarba s’impadronisse di Cartagine dopo la morte di Didone, e che Anna di lei sorella, che sarà da noi chiamata Selene, fosse anch’essa occultamente invaghita d’Enea.
    Per comodo della scena si finge che Iarba, curioso di veder Didone, s’introduca in Cartagine come ambasciadore di sé stesso, sotto nome d’Arbace.
 
 
 INTERLOCUTORI
 
 DIDONE regina di Cartagine, amante di
 ENEA
 IARBA re de’ Mori, sotto nome d’Arbace
 SELENE sorella di Didone ed amante occulta di Enea
 ARASPE confidente di Iarba ed amante di Selene
 OSMIDA confidente di Didone
 
 La scena si finge in Cartagine.